Si dice che i genovesi sono gente discreta, che non ama apparire. Figuriamoci cosa devono aver provato in questi giorni con il rilievo dato dalle pagine nazionali di Repubblica ai fatti di Bolzaneto. A cominciare da martedì 18 marzo – pezzi di D’Avanzo e Calandri e una nota dell’ex presidente della Corte costituzionale Onida – per proseguire mercoledì 19 – ancora D’Avanzo e Calandri – e poi giovedì 29 – commento di Antonio Cassese, ex presidente del Tribunale Internazionale per i crimini nella ex Jugoslavia – infine venerdì 21 – intervista di D’Avanzo al ministro Amato, Repubblica ha offerto ai lettori molto prezioso materiale su cui riflettere. Cose note in città grazie anche alla redazione genovese di Repubblica che in tutti questi anni non ha mai perso di vista i procedimenti giudiziari che hanno interessato il G8.
Categoria: Informazione
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Il Papa e il giornalista – Le trombe assordanti di una conversione
Domenica di Pasqua 23 marzo. Corriere della Sera. Il quotidiano di via Solferino ci informa che il suo vicedirettore Magdi Allam ha ricevuto da Benedetto XVI il battesimo, insieme ai sacramenti della comunione e della cresima.
La notizia è in primo piano corredata da una lettera al direttore a firma di Allam. Una foto sfuocata di spalle del giornalista – il papa sorride davanti a lui – campeggia a centro pagina.
“Per me è il giorno più bello della vita. Acquisire il dono della fede cristiana nella ricorrenza della Risurrezione di Cristo, per mano del Santo Padre è, per un credente, un privilegio ineguagliabile e un bene inestimabile”. E precisa: “Il miracolo della Risurrezione di Cristo si è riverberato sulla mia anima liberandola dalle tenebre di una predicazione dove l’odio e l’intolleranza nei confronti del “diverso”, condannato acriticamente quale “nemico”, primeggiano sull’amore e il rispetto del “prossimo” che è sempre e comunque “persona”; così come la mia mente si è affrancata dall’oscurantismo di un’ideologia che legittima la menzogna e la dissimulazione, la morte violenta che induce all’omicidio e al suicidio, la cieca sottomissione e la tirannia, permettendomi di aderire all’autentica religione della Verità, della Vita e della Libertà. Nella mia prima Pasqua da cristiano io non ho scoperto solo Gesù, ho scoperto per la prima volta il vero e unico Dio che è il Dio della Fede e Ragione”. -
Manuale – Fare il giornalista o il cameriere
Mario Bottaro, giornalista di lungo corso, che mentre era vicedirettore del Secolo XIX ha scelto per così dire la libertà, ossia di fare il free-lance, ha concentrato buona parte della sua esperienza nell’insegnamento universitario, quale docente di teoria e tecniche del linguaggio giornalistico presso la Facoltà di Scienze politiche. Ora ha scritto “Nascita, vita e morte della notizia – Manuale per fare il giornalista (e per difendersi dai media)”, libro che come dice il sottotitolo è rivolto non solo ai giovani che vogliono entrare in redazione, ma anche all’utenza, ai lettori, cui non è mai troppo tardi dare qualche arma in più di legittima difesa.
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Porto – Perché tanto livore verso la compagnia
“Paride, perché questi rivoli d’odio verso la Compagnia?”. La domanda la rivolge Fausto Bertinotti, a Paride Batini, durante i funerali di Fabrizio Cannonero (5 marzo ’08). Nell’occasione (Secolo XIX 6 marzo) il presidente della Camera “può piangere finalmente come tutti” perché “liberato dall’assenza di telecamere e fotografi”. Che infatti, per accordi intercorsi, riprendono la scena del funerale dalla sponda opposta del Bisagno. Ma non abbastanza lontani per “la squadra di portuali picchiatori” che disinteressata ai funerali raggiunge gli operatori televisivi, li malmena danneggiando le loro telecamere per poi rientrare soddisfatta nel gruppo.
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8 marzo/1 – Se la festa delle donne è celebrata da Corona
Non occorre essere femministi della penultima ora per leggere come uno schiaffo alla maturità, diciamo pure dignità, dell’altra metà del cielo, la “festa della donna” organizzata per l’8 marzo all’hotel (con piscina) dei Castelli di Sestri Levante. Basti dire che l’ospite, il motivo di attrazione, era nientemeno che Fabrizio Corona, fotografo appena dimesso dalle patrie galere, dov’era stato rinchiuso, un’altra volta, per spaccio di banconote false: reato da bassa manovalanza, ma consumato a bordo di una lussuosa Bentley; noblesse oblige.
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Sanremo – Giustizia, non omaggi ai caduti del lavoro
Eh sì! Sicuramente sarà più sollevato Fabrizio Cannonero, il portuale genovese morto cadendo da una nave giapponese senza balaustre nella notte tra giovedì e venerdì. La sua faccia (o quello che ne resta, visto che non hanno permesso ai congiunti di avvicinarsi alla banchina dove era cadavere) avrà lineamenti più distesi avendo saputo che il festival di Sanremo ha dedicato un “omaggio” ai morti sul lavoro. E certamente anche gli operai della Thyssen, che erano un bel gruppetto, proveranno più calore nello stare insieme nel luogo in cui si trovano, dopo che Pippo Baudo ha reso “omaggio” alle loro non più disponibili vite. Così dice il telegiornale nazionale e la giornalista del TG3 della Liguria. Adesso si dice “omaggio” per dire ricompensa o cosa?
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194 – A difendere le donne ci pensa Ferrara
Qualche giorno fa a “Prima pagina” (rassegna stampa di Radio3) la segnalazione di una ascoltatrice: Giuliano Ferrara, intervistato al TG1, aveva affermato che negli ultimi trent’anni si è verificato un miliardo di aborti. Nessun riferimento al ambito geografico a cui si riferiva questo numero apocalittico.
La signora si chiedeva: che modo è questo di fare informazione? Da un lato c’è un giornalista (Ferrara) che usa strumentalmente un indimostrabile dato mondiale giocando sull’ambiguità del contesto, con l’evidente intento di spaventare ed influenzare irriflessive anime italiane, dall’altro, cosa almeno altrettanto grave, un altro giornalista (Gianni Riotta) che non ha sentito il dovere di una precisazione. Per fare informazione, aggiungeva l’ascoltatrice, non basta mettere un microfono in mano ad una persona famosa. Il conduttore di Prima Pagina del momento (Renzo Foa, direttore di Liberal) svicola e risponde di non poter esprimere giudizi sui propri colleghi. Ecco, nel breve arco di un minuto e mezzo, una bella sintesi della nostra informazione malata. -
Porto/1 – Conflitto d’interessi e pace sociale
Le paginate di cronache che dovrebbero svelarci nei dettagli lo “scandalo” del porto, ossia come si configurano i pesanti reati contestati ai vertici di Palazzo San Giorgio, in realtà lasciano perplessi se non delusi i lettori, rassomigliando sempre più a verbali di organi amministrativi dove si discute, si critica, si media prima di deliberare. Manca insomma la sostanza “criminogena” dei fatti, l’interesse personale, la ragione occulta, il motivo inconfessabile per cui sarebbe stata operata una scelta anziché un’altra. E forse è inevitabile che sia così, dal momento che, come riconoscono gli stessi magistrati inquirenti, non c’è alcun sospetto di tangenti, ossia di bustarelle a carico dell’ex presidente dell’Autorità portuale, Giovanni Novi, un galantuomo per tutti, critici compresi.
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Porto/2 – Sparato dal bar il primo siluro
6 febbraio 2004. Novi si insedia all’Autorità portuale. Regione (Biasotti), Provincia (Repetto) e Comune (Pericu) gli assicurano “massima autonomia”. Lui dichiara: “Non cederò a pressioni né a condizionamenti”. Sembra uno che sappia di cosa parla. Della legge 84/94 in un’intervista (26 febbraio) dice che andrebbero modificate le modalità macchinose di nomina dei presidenti delle Autorità Portuali e la composizione del Comitato Portuale … eccessiva nel numero dei delegati e molto sospetta di conflitti d’ interesse. Il 9 marzo invita il nuovo Comitato portuale a lasciar da parte risse, carte bollate e cavilli giuridici “per impedire che l’avversario-concorrente imponga le legittime ragioni del suo business”.
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Giornali – Comprati e venduti, ma abbottonati
Se c’è una cosa a cui i giornali tengono è la riservatezza. Sui fatti pubblici e privati altrui si avventano come piranha, ma sui casi che li riguardano direttamente sono abbottonatissimi; e la richiesta di trasparenza sulle loro cose interne viene intesa come una provocazione intollerabile. Ci sono precedenti storici illustri addirittura risalenti agli anni dell’assemblea costituente, quando due padri fondatori della Repubblica, quali Lelio Basso e Giorgio La Pira, forse antesignani del cattocomunismo o semplicemente convinti della necessità di dare basi serie alla nascente vita democratica, portarono avanti un progetto di legge per rendere pubbliche le fonti di finanziamento della stampa. Ci pensò l’allora giovanissimo Giulio Andreotti, già sottosegretario alla presidenza del Consiglio, ad affossare la pericolosa proposta e tutto restò come prima, con i padroni dell’economia liberi di controllare anche la “libera” informazione.