Categoria: Informazione

  • Informazione – Il bello della diretta è finito alla Rai

    Tg e gr Rai -diciamolo francamente- non hanno mai offerto un grande esempio di informazione autonoma e indipendente. Ma lo stato di penosa soggezione in cui il servizio pubblico è stato ridotto nell’era Berlusconi, costituisce motivo di legittima preoccupazione per tutti, non solo per gli addetti ai lavori. Ultimo sintomo conclamato del suo ingiustificato rapporto di sudditanza verso “l’editore di riferimento” e non solo, sono gli ossessivi siparietti di politici che stanno ormai ridicolizzando il telegiornale della rete ammiraglia e giù a seguire. Non c’è tema di discussione in corso -missione in Libano, indulto, finanziaria, Tav, fino ai meno ponderosi- che non richieda una passerella di faccioni e pareri di cui nessuno sente il minimo bisogno, salvo la smania di visibilità dell’interessato.

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  • Informazione – Non è mai finita la guerra alla pubblica decenza

    Il precetto della famosa decenza quotidiana, estrema sintesi di ligusticità prima ancora che della poetica montaliana, aiuta a capire la distanza siderale che separa il sentire dei comuni cittadini da tanti cosiddetti personaggi della scena pubblica. Prendiamo quel giornalista Farina che molti ricordano per le sue comparsate alle tribunette televisive, dove veniva chiamato soltanto come vicedirettore di “Libero”, quindi fiancheggiatore del cavaliere, privo com’era di qualsiasi altro titolo, salvo quello di abbaiare contro il pericolo della sinistra. Dall’inchiesta in corso sul Sismi per l’ennesima volta deviato, viene fuori in tutta evidenza che lavorava per due padroni (o uno solo?): il suo giornale e i servizi segreti illegali.

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  • Giornali – Un calcio alla libertà di stampa

    Gratificante e motivo di soddisfazione aver vinto il campionato mondiale di calcio. Ma questo non basta per superare il difficile momento attraversato dal nostro paese dopo la parentesi cabarettistica targata “azzurro” e “Forza Italia” che si è sommata ai vizi strutturali di una parte del nostro paese. Almeno questa vittoria comportasse una moratoria nel riallineamento ai parametri comunitari per ripianare il dissesto provocato dal “governo ad personam”, dalle “smanie separatiste” e dalla “finanza creativa”!
    Anche “La Repubblica”, come già per precedenti eventi ed in competizione con gli altri quotidiani, ha dato molto spazio alla vittoria italiana: 29 pagine più la cronaca locale.

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  • Retribuzioni – Lavoro femminile: le parole per dirlo

    Il direttore de L’Unità Antonio Padellaro, conducendo Prima Pagina (19 giugno), ha dato conto di una inchiesta sulla discriminazione salariale delle donne a cui il suo giornale ha dedicato un ampio spazio. Benissimo. Meno bene quel che succede a seguito della telefonata di un ascoltatore il quale in sintesi ha detto: “Sono quaranta anni che lavoro, e non ho mai incontrato un solo caso in cui, a parità di mansione, per le donne fosse prevista una paga inferiore a quella degli uomini. Di quali discriminazioni state parlando?”

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  • Informazione – Non servono i carabinieri per le madri in fuga

    Quando si dice che le leggi vengono sempre dopo il sentire della società… Sono decenni che la riforma del diritto di famiglia, nata dall’esigenza di un’effettiva tutela dei minori, prevede per la “madre che non vuole essere nominata” la possibilità, addirittura il diritto, di lasciare in ospedale la creatura che ha appena dato alla luce, rendendola disponibile per l’adozione. E’ una norma realmente a difesa della vita, una misura concreta contro l’orribile rischio-cassonetto che corrono troppi bimbi nati da donne disperate. Ma ancor oggi sono pressoché ignorati i principi di una legislazione finalmente civile; e la stessa informazione, anziché promuoverne la conoscenza, preferisce in molti casi indulgere alla facile emotività sulla “madre snaturata”, ecc.

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  • Stampa e Giustizia – In silenzio il dibattito sull’informazione

    Sempre difficile e in questi giorni in piena evidenza l’argomento discusso nella Tavola rotonda “Il processo a otto colonne”, tenuta il 10 maggio con interventi di magistrati, avvocati e giornalisti: il rapporto tra informazione e giustizia, tra cronisti e magistrati.

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  • Editoriale – Una, cento, mille OLI

    Giusto, nel senso che fa riflettere e anche reagire, il provocatorio commento riportato la settimana scorsa, alla vigilia di tagliare il traguardo dei cento numeri di Oli: se decideste di concludere a questo punto la vostra esperienza, pensate che qualcuno, non dico piangerebbe ma vi inviterebbe a cambiare idea, a continuare? La risposta non è stata solo silenzio di indifferenza, anzi, contrariamente alle previsioni, non sono mancate risposte solidali, pacche incoraggianti.

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  • Lettere – Un giornalismo di straforo

    Cara redazione, ha ragione l’amico di Manlio Calegari di dire che responsabile della malainformazione è, oltre il berlusconismo, la bassa qualità del giornalismo italiano, resa ancor più miserevole dall’antica “pratica occupatoria” dei partiti. Ma non è affatto vero che noi ce ne siamo accorti solo ora, dopo aver ingenuamente creduto che l’unico pericolo venisse “dal progredire di Berlusconi nel controllo dei media”.

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  • Diritti umani – Mentre l’UE bacchetta il ministero promuove

    Il Comitato per la prevenzione della tortura e delle pene o trattamenti inumani o degradanti del Consiglio d’Europa ha pubblicato il 27 aprile un rapporto sullo stato delle carceri e dei centri di permanenza temporanea (Cpt) dopo la visita effettuate in Italia nel 2004 (www.cpt.coe.int/en/states/ita.htm).

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  • Cronaca/1 – Intervistare i giovani senza ascoltarli

    No. Non è stata trattata in maniera diversa da molte altre notizie. E’ stato usato lo stesso metodo utilizzato per il piccolo Tommy. Lo stesso modo che cerca con le parole di inquadrare lo strazio, la lacrima di dolore, che fa sì che il giornalista parli con chi è stato più vicino alla vittima per poterne descrivere lo sguardo abbassato, la voce soffocata, il tremore delle labbra. E’ la scuola che pretende che il quotidiano scriva tutto ed anche di più.

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