Categoria: Trasporti

  • Terzo Valico/2 – Poca trasparenza, molti problemi

    Eppure, il convegno “Terzo Valico e dintorni” non è stato una semplice passerella.
    Il tracciato: “connessione tra porto e retroporto” (Maresca), ma un retroporto che ancor oggi non si sa dove sarà. Il finanziamento: accantonato il “miracoloso” piano dei privati di un prestito a interessi maggiori di quelli correnti (“proposta molto carente”, assessore della regione Liguria Merlo), restano per ora solo i soldi che lo Stato non ha (quelli provenienti dal federalismo fiscale nella versione Burlando, il cosiddetto “extra gettito portuale”, sarebbero pure soldi dello Stato).

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  • Porto/1 – Pelle dell’orso in vendita? Otto mesi di tempo

    Repubblica del 7 giugno 2007; titolo a tutta pagina: “Scacco al porto in sei mosse: la mappa che fa tremare i moli.” Le sei “mosse”, riassunte in altrettanti quadrucci posti a centro pagina, sono quelle che da mesi preparano lo scacco di Novi, il presidente dell’Autorità portuale. Sono: la protesta dei dipendenti; il gelo in Comitato; le opere bloccate; la battaglia dei ricorsi; l’avversione del Waterfront. Infine, ultima tegola, l’aeroporto.
    Nella parte bassa della stessa pagina, in una intervista, il presidente della Camera di commercio, ci aggiunge del suo.

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  • Porto/2 – I nemici del porto? Fuori i nomi!

    Chiamati in causa gli avversari di Novi si sono consultati e poi hanno deciso di mettere direttamente mano alla penna. Niente interviste o giornalisti accondiscendenti; tutto in prima persona. Su Repubblica 13 giugno 2007. Titolo: “Contro Novi nessuna congiura”; piuttosto un licenziamento. Una risposta dura, frontale, firmata da Gigi Negri presidente dei terminalisti e Sergio Scarpi dei riparatori navali. Novi non è credibile, parla a vanvera, senza il suffragio dei fatti come quando afferma di aver recuperato canoni per 12 milioni di euro che però dagli atti del comitato non risultano. Come dire: se li ha davvero incassati non ce lo ha fatto sapere. Un testo con molte accuse e anche caute autodifese sulla questione Waterfront ad esempio dove si tace che Piano infatti, in risposta alle richieste degli industriali, aveva rivisto più volte il suo progetto. O dove si parla di canoni (noi concessionari paghiamo il giusto su una base di un accordo siglato nel ’96). Nel complesso un documento non lascia spazio a mediazioni: o noi o lui. E se qualcuno pensasse di lasciarlo al governo il porto sarà guerra.

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  • Aeroporto – A Genova il rischio di volare con l’amico argentino

    In due servizi dell’8 e 9 maggio, Repubblica-Lavoro rivela che “adesso, con l’amico argentino, il Colombo prova davvero a volare”. Data la recente esperienza con “Volare”, la compagnia aerea fallita nel 2004, di cui l’amico argentino era uno dei soci, sarebbe stato meglio dire “speriamo che il Colombo non ci provi” o che perlomeno sia più fortunato. A fine mese l’assemblea dei soci del Colombo coglierà l’occasione del rinnovo del consiglio di amministrazione per mettere a punto il piano di rilancio dell’aeroporto di Genova. “La strategia è decisa e, secondo quanto risulta a Repubblica, passa per due strade obbligate: l’ingresso di un “socio di mestiere” nel capitale azionario e il via libera all’aerostazione disegnata da Renzo Piano. Nel primo caso l’ipotesi più accreditata è quella di un colosso internazionale del settore aeroportuale, la “Corporación América”, gruppo argentino presente in ventisei aeroporti”. Qui, si capisce, la notizia non è l’ennesima variante interpretativa dell’affresco di Renzo Piano, ma l’ingresso dell’amico argentino, un “colosso internazionale” che, invero, è presente solo in due paesi: Argentina e Armenia. L’argentino di origine armena Eduardo Eurnekian, presidente di Aeropuertos Argentina 2000, gestisce infatti i 32 principali aeroporti del suo paese più quello di Erevan in Armenia.

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  • Grandes commis/1 – L’IRI, la Resistenza e Gamberale

    “Gli stati generali della portualità ligure” (Palazzo San Giorgio, 16 marzo): un titolo eccessivo, ma un’occasione per un confronto tra istituzioni e operatori sui temi che da tempo affliggono la portualità: logistica e infrastrutture, rapporto tra pubblico e privato, tra porto e città. La giornata ha registrato significative assenze (il mondo del lavoro per dirne una) e due rilevanti presenze: Mario Moretti, amministratore delegato del gruppo Ferrovie dello Stato (FF.SS.), e Vito Gamberale, presidente del fondo italiano per le infrastrutture (F2i), intervistati da Luigi Leone, capo redattore del Secolo XIX, in veste di moderatore.

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  • Grandes commis/2 – Il Terzo Valico mai finanziato

    Ferrovie e Terzo Valico. Se mai si farà, ha detto Mario Moretti, dovrà essere a doppia galleria per ragioni di sicurezza e costerà, ai prezzi di oggi, più di 5 miliardi di euro (tanti quanto il ponte sullo Stretto).

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  • TAV a rischio/1 – E sul tunnel la politica non esce allo scoperto

    Aspettando un’altra bufera. Quella sulla Tav. Per il ministro dell’Economia Tommaso Padoa-Schioppa la linea ad alta velocità Torino-Lione si farà (intervista di Lucia Annunziata, 19 febbraio 2007). Per Verdi e Comunisti Italiani la Tav non è una priorità dell’Unione. Il Prc dice sí all’Alta velocità ma non al megatunnel (Franco Giordano 25 febbraio). Insomma, grande confusione.

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  • TAV a rischio/2 – Si chiama Terzo valico ma si legge Sesto

    Molti (non solo la solita “sinistra radicale”) ricordano che, per l’esattezza, il Terzo valico dovrebbe chiamarsi Sesto perché ci sono già cinque valichi ferroviari che attraversano l’Appennino: quello di S. Giuseppe di Cairo (Savona-Torino), la Voltri-Ovada-Alessandria, le due linee ferroviarie dei Giovi (Genova-Milano) e la Pontremolese (La Spezia-Parma). Il richiamo non sembra un mero puntiglio filologico. Dicono che prima di sobbarcarsi a un’impresa così costosa (oltre cinque miliardi di euro, tanti quanti quelli che erano necessari per il faraonico ponte sullo Stretto), altre dovrebbero essere le priorità.

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  • Alta voracità – Il ministro-giudice svela: il prezzo non è giusto

    “Alta voracità”, una inchiesta di Riccardo Bocca, documentava come la saga dell’alta velocità era diventata una voragine per le casse dello Stato (l’Espresso, dicembre 2006). Costi eccezionali rispetto a quelli del resto dell’Europa (anche considerando la complessa conformazione orografica dell’Italia), ma anche rispetto a quelli previsti inizialmente (quintuplicati!). Uno sperpero di cui ha dovuto tener conto l’ultima finanziaria per sanare il buco generato. Sottratta al bilancio dello Stato dalla finanza creativa del governo Berlusconi, la voragine di circa tredici miliardi di euro si è finalmente palesata. A provocarla è stato un sistema perverso per cui tutte le opere sono state assegnate con trattative private a consorzi controllati dalle solite poche imprese. Nemmeno l’ombra di gara pubblica.

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  • Traffico/1 – Privilegiare due e quattro ruote

    Dopo che sono stati installati sistemi automatici (due soltanto, dei duecento che a Genova sarebbero necessari) per il rilevamento delle infrazioni al Codice della strada, molti motociclisti insorgono chiedendo di poter essere autorizzati a percorrere le corsie riservate ai bus. La cosa non è nuova: è già successa a Firenze due anni fa e la città toscana decise che le norme del Cds (uguali in tutta Europa) anche a Firenze dovevano essere rispettate. A Genova invece sembra prevalere l’ipotesi di assecondare l’illegittimità palese dei comportamenti di una quasi totalità dei motociclisti.
    Diciamo, a loro favore, che siamo tutti felici per la scelta che hanno fatto di servirsi di un veicolo privato meno ingombrante dell’auto.

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