Il “Giro d’Italia tra gli Atenei” finanziato da Scajola con la collaborazione della Fondazione Crui (Conferenza dei rettori delle università italiane) ha fatto tappa anche a Genova. Scopo dichiarato: conquistare al nucleare le leve dei giovani ingegneri. Alla Facoltà di Ingegneria il 26 gennaio scorso lo workshop “Il nucleare: quale futuro per l’ Italia?” non è stato il “convegno”, come ha scritto Repubblica il giorno dopo, ma una iniziativa scopertamente promozionale a cui la Facoltà di Ingegneria e forse l’Università (previsto ma assente il Rettore Deferrari) ha dato senza troppi scrupoli il suo appoggio.
Categoria: Scuola e Università
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Università – Il Giro “nucleare” d’Italia
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Ma l’Ateneo genovese non risulta attrattivo
Caro OLI, quale tuo lettore da lunga pezza, oggi non mi spiego la non richiesta difesa d’ufficio della corporazione universitaria genovese [OLI n. 210] (a meno che l’autore – MCA – non ne faccia parte), che non solo e non tanto evita altezzosamente di rispondere ai giornaletti locali (dialoga solo con Le Monde o Frankfurter Allgemeine Zeitung?) ma che – soprattutto – ci regala facoltà assolutamente silenti nel dibattito pubblico cittadino e che, se fosse esaminata con criteri un po’ meno naif di quelli che tanto l’hanno indispettita (magari i titoli scientifici e le varie pubblicazioni di buona parte dei suoi membri), vedrebbe subito evidenziarsi il perché questo nostro Ateneo non risulta minimamente attrattivo, nel pur modestissimo panorama nazionale. Cordialmente.
(Pierfranco Pellizzetti) -
Web Marketing – Il Secolo XIX chiama, i professori non rispondono
Nel panorama di questa moderna web-informazione sempre più friendly e interattiva, dove al lettore è concesso di partecipare con i propri commenti al dibattito suscitato da questo o quell’articolo, in una spettacolarizzazione “partecipata” della notizia, il Secolo XIX porta a casa un punto che pochi avrebbero osato segnare, quello della sfacciataggine e dell’autoreferenzialità.
Il 9 gennaio nella home page del quotidiano ligure Marco Menduni pubblica l’ennesimo articolo-inchiesta sull’Università di Genova e sulla professionalità dei suoi docenti: “Università: se la rivolta dei professori è tutta qui”. “Tutta qui” nel senso che i professori non si sono ribellati troppo, non hanno difeso strenuamente i loro Istituti, non hanno risposto adeguatamente alle accuse ricevute dal giornale.
Ma dove i professori universitari avrebbero dovuto “ribellarsi” agli articoli dell’inchiesta del Secolo XIX? -
Università – Messina è vicina?
C’è qualcosa che può unire le vicende giudiziarie dell’università di Messina con la vita politica di una città universitaria come Genova?
I fatti che hanno spinto diversi pubblici ministeri a chiedere la sospensione dall’incarico del rettore dell’università di Messina (Repubblica 12 dicembre ’08) sono così tanti e gravi che solo elencarli richiederebbe varie pagine di questa NL. Concorsi truccati per favorire sodali d’affari e di partito, minacce nei confronti di chi si rifiutava di truccare le carte, intimidazioni verso candidati “sgraditi”, concussione relativa alla gestione finanziamenti pubblici diretti alla ricerca scientifica e altro ancora. Il tutto in un quadro nauseante di occupazione di cattedre e di funzioni da parte di nuclei parentali, familiari e affaristici. Ciliegina sulla torta: la moglie del rettore, dirigente della stessa università, che secondo l’accusa avrebbe scambiato favori ad aziende di servizi in cambio di denaro. Una massa di reati che il rettore non poteva certo compiere da solo o con l’aiuto della consorte. Infatti in molti gli hanno tenuto bordone. Di alcuni è noto il n ome perché di fronte all’accusa di aver truccato un concorso hanno ammesso il reato e patteggiato. Altri ce ne devono essere tra quelli che, mentre la fogna di abusi e malversazione veniva gradualmente scoperta e un centinaio di professori firmavano un appello perché il rettore si facesse da parte, si schieravano invece a sua difesa: i prorettori, il consiglio di amministrazione, il senato accademico per non dire dei silenziosi, gli struzzi, testa sottoterra a far finta. -
Istruzione – A scuola come sul Piave
Ho deciso di passare Natale nella trincea. Non quella della memoria di cui parla la bella mostra alla Borsa di via XX Settembre, ma in quella che mi appartiene e mi rappresenta: la mia scuola.
Devo dire che fisicamente non è molto diversa da una trincea classica. Ci sono un sacco di spifferi e di freddo, colpa del riscaldamento che durante la mattinata si abbassa sino a spegnersi nel pomeriggio (eh! queste vecchie stufe le spengono per risparmiare!) e colpa dei grandi finestroni da ex ospedale che sono vecchi di cinquant’anni e chiudono male (ma dai che alla truppa un po’ di freddo gli fa bene! li sveglia!). I vetri sono sporchi ma lo considero un pregio, visto che le tende sono tutte strappate: nella bella stagione entra un sole così forte che fa male agli occhi e devi spostarti tutto il tempo per evitare la cottura delle poche sinapsi rimaste. -
Università – Per fortuna c’è la Svizzera
Fra le tante bad news che riguardano l’Università, si segnala una buona iniziativa, il premio “Energica..mente”, organizzato da un volenteroso professore d’Ingegneria a Genova. Premio assegnato martedì 2 dicembre ai migliori allievi di Facoltà nello studio e nello sport, voluto proprio per sfatare il clichè dello studente di Ingegneria, pantofolaio, sgobbone, tutto libri e poco moto. Sono stati premiati bei ragazzoni che vanno forte in canottaggio, pallacanestro, arti marziali, atletica, pallanuoto e persino un’esile fanciulla, possente vogatrice.
Una bella sommetta per il primo, milleduecento euro, altri cinque, cento euro ciascuno e per gli ultimi sei una bella.. felpa! -
Gelmini – Divisione delle spoglie tra “giovani” e “diversamente giovani”
“Largo ai giovani, ma. Via i prof. settantenni però. Fuori i ricercatori over 65 anni, con una serie di eccezioni. Si valuterà caso per caso”. Così chiosa Laura Montanari sull’edizione di Firenze di Repubblica del 21 novembre ’08 un’ambigua delibera del Senato accademico dell’Università degli Studi che divide ulteriormente l’accademia. La delibera ha recepito una disposizione della legge Gelmini che riforma una legge del 1992 per cui si consentiva ai dipendenti pubblici di rimanere in servizio per due anni oltre i limiti di età per il collocamento a riposo. Ora, tale prolungamento può essere ammesso solo in base alle “esigenze organizzative e funzionali” dell’amministrazione di appartenenza.
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Beni culturali – 159mila candidati per 500 posti
Una ressa pari all’attesa di adolescenti euforici per la propria pop star, ma i protagonisti non sono inquadrabili in una fascia d’età, hanno 20, 30, 40 ed anche 50 anni, spesso i capelli sono tinti di bianco mentre l’euforia è sostituita da un’angoscia che si percepisce, negli sguardi e nelle parole.
“Stipati qui, come bestiame, dopo aver appiccicato quelle quattro nozioni inutili funzionali a passare le preselezioni, possibile che oggi il Ministero non abbia trovato un modo migliore per reperire personale? Valutare i titoli? Considerare i meriti?”.
L’occasione è il tanto sospirato concorsone del Ministero dei Beni Culturali, che giunge dopo otto anni dall’ultimo: per molti un’opportunità di carriera, per molti un’ancora nel mare in tempesta della precarietà, per altri una brezza di speranza nella bonaccia cupa della disoccupazione. La calca, stipata in un piano della facoltà di Economia, viene sfoltita pian piano. Le operazioni vengono svolte con solerte meticolosità, ed in circa tre ore le aule si riempono. Dopo la lunga attesa sulle scale, uno avvisa, comprensibilmente “Scusi, dovrei andare alla toilet”. “Non so se si può”, afferma con draconiano rigore uno dello staff. “Bisogna chiedere al presidente della commissione”. -
Gelmini – Studenti in piazza e scheletri nell’armadio
I quotidiani scrivono da settimane della protesta contro la riforma Gelmini. Dopo anni di buio le manifestazioni studentesche hanno contribuito ad accendere i riflettori su ogni settore della scuola, a cominciare da quella primaria. Maestre, bambini, genitori hanno unito le loro ragioni a quelle degli studenti. Lo stesso hanno fatto i ricercatori e la popolazione dei precari. Nel movimento degli studenti si sono affacciati anche docenti e rettori universitari, quelli almeno che hanno finalmente capito che rischiano di assistere in tempi brevi alla smobilitazione delle università dove insegnano e che governano. Si sa già quando avverrà: tra l’inverno e la primavera del 2010 buona parte delle università dovranno dichiarare lo stato di insolvenza ed essere commissariate (Repubblica 30 ottobre “Il funerale dell’università”). -
Università – La nuova stagione dell’Albergo dei poveri
“Non è una maledizione, è solo un’ operazione che va fatta per bene… Finora per l’ Università è stato un fardello operosissimo. E’ assurdo che per problemi di inagibilità e sicurezza debbano essere rifatti i lavori nella parte già restaurata”. Così diceva a Repubblica, l’8 agosto 2008, il rettore appena eletto Giacomo Deferrari a proposito del recupero dell’Albergo dei Poveri. E due mesi dopo (Repubblica 27 ottobre) aggiungeva: “L’Albergo dei Poveri? Non è un peso per l’Università, ma una formidabile risorsa”.