È un fatto: se si scorre la stampa locale di questi ultimi mesi la parola romeno o rumeno ricorre molte volte nei titoli e nei testi degli articoli, associata a: razzismo, stupri, mendicanti, baraccopoli, criminali, clonazione di bancomat, xenofobia… con la debita eccezione di “elezioni europee” (i rumeni infatti potranno votare come noi: sono europei).
Ma per sentire parlare di rumeni, lavoro e infortuni bisogna andarsi a leggere “Metropoli” del 7 dicembre 2008, il supplemento domenicale di Repubblica dedicato alla immigrazione. Una notizia di nicchia, evidentemente, affidata ad un foglio che è difficile vedere esposto nelle edicole.
Categoria: Immigrazione
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Infortuni – Se i rumeni diventano una notizia di nicchia
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Immigrazione/1 – Metropoli spiega il ddl sicurezza
Metropoli (15 febbraio 2009) informa, punto per punto, sui provvedimenti del ddl sicurezza approvati in Senato. Il più eclatante, rimbalzato su tutti i giornali, la possibilità per il personale medico di segnalare alla polizia gli irregolari che si fanno curare. Gli altri: una tassa di 200 euro sulla cittadinanza, una tassa da 80 a 200 euro sul rilascio e rinnovo del permesso di soggiorno, il reato di ingresso e soggiorno illegale, che tanto aveva fatto discutere duranti i primi mesi di discussione del ddl, cittadinanza per matrimonio dopo 2 anni, e non più sei mesi, obbligo di denuncia degli irregolari per i money transfer, impossibilità di sposarsi se privi di permesso di soggiorno, iscrizione all’all’anagrafe solo dopo la verifica delle condizioni dell’alloggio, permesso di soggiorno a punti.
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Immigrazione/2 – Uso politico della statistica
Nell’articolo “Il crimine cresce ma soltanto tra gli irregolari” (Repubblica, 12 febbraio) Paolo Arvati invoca “un approccio rigoroso a statistiche particolarmente insidiose come quelle giudiziarie”, e indica nella ricerca di Marzio Barbagli (“Immigrazione e sicurezza in Italia”, Il Mulino) un utile strumento.
Barbagli parte dal cambiamento occorso in molti paesi europei a metà degli anni ’70: fino ad allora il tasso di criminalità degli immigrati era risultato inferiore a quello delle popolazioni autoctone, ma dopo la crisi petrolifera del 1973 le politiche migratorie europee diventano più restrittive, la pressione migratoria aumenta e per la prima volta cresce la quota dei reati commessi da stranieri. -
Immigrazione – Scivolare all’indietro su un piano inclinato
Il riordino dei documenti del Forum Antirazzista ha fatto emergere in questi giorni una lettera del 13 gennaio 1997 che dà la misura di quanto sia ripido il piano inclinato lungo il quale stiamo scivolando.
Si tratta di una comunicazione che le quattordici associazioni del “Forum Antirazzista di Genova” e l’Associazione “Ambulatorio internazionale di Città Aperta” avevano inviato all’allora assessore regionale alla sanità Franco Bertolani e al presidente della “Conferenza dei sindaci” della USL3 Sergio Rossetti, in merito alla assistenza sanitaria agli immigrati, regolari e non.
All’epoca le norme in materia erano molto sommarie, e prendevano in considerazione l’immigrato solo in quanto “lavoratore”. Inoltre era ancora grande la diffidenza degli stranieri che si avvicinavano con difficoltà al nostro sistema, alle sue regole, alla sua burocrazia. -
Immigranti: appello contro la schedatura sanitaria
Medici Senza Frontiere (MSF), Associazione Studi Giuridici sull’Immigrazione (ASGI), Società Italiana di Medicina delle Migrazioni (SIMM) e Osservatorio Italiano sulla Salute Globale (OISG) lanciano un appello per chiedere ai Senatori di respingere l’emendamento che elimina il principio di non segnalazione alle autorità per gli immigrati irregolari che si rivolgono a una struttura sanitaria.
L’attuale Testo Unico sull’Immigrazione (Decreto Legislativo 286 del 1998) prevede che «l’accesso alle strutture sanitarie da parte dello straniero non in regola con le norme sul soggiorno non può comportare alcun tipo di segnalazione all’autorità, salvo i casi in cui sia obbligatorio il referto, a parità di condizioni con il cittadino italiano».
Il rischio di essere segnalato creerebbe nell’immigrato privo di permesso di soggiorno e bisognoso di cure mediche una reazione di paura e diffidenza, in grado di ostacolarne l’accesso alle strutture sanitarie. Ciò potrebbe creare condizioni di salute particolarmente gravi per gli stranieri – con aumenti dei costi legati alla necessità di interventi più complessi e prolungati – e ripercussioni sulla salute collettiva – con il rischio di diffusione di eventuali focolai di malattie trasmissibili.
La cancellazione del principio di non segnalazione vanificherebbe inoltre un’impostazione che nei 13 anni di applicazione (il principio è presente nell’ordinamento italiano già dal 1995) ha prodotto importanti successi nella tutela sanitaria degli stranieri: riduzione dei tassi di Aids, stabilizzazione di quelli relativi alla Tubercolosi, riduzione degli esiti sfavorevoli negli indicatori materno-infantili (basso peso alla nascita, mortalità perinatale e neonatale.).
MSF, SIMM, ASGI e OISG invitano la società civile a sottoscrivere l’appello ai Senatori, che ha già raccolto 660 adesioni. MSF, SIMM, ASGI e OISG collegandosi al sito http://www.divietodisegnalazione.medicisenzafrontiere.it/appello.asp -
Italia-Libia – Meno clandestini e più petrolio
Ecco una favola di Natale. Poniamo caso che siate i signorotti di un castello con un enorme problema: attraverso il ponte levatoio di un castello vicino, si riversano a chiedere asilo nella vostra magione orde di disperati, in fuga da massacri e povertà. Il padrone del castello vicino è un truce tiranno, che effettua scorribande nei Paesi vicini per estorcere denaro, che attua soprusi documentati, torture, che si è sbarazzato di migliaia di persone lasciandole a morire nel deserto. Insomma, un delinquente, un poco di buono. Voi, che fate?
Se la risposta è “Ignoro totalmente la massa di disperati che vagano nel mio palazzo, facendo conto che non ci siano, e copro di regali e denaro il poco di buono purché si liberi dei disperati prima che arrivino da me”, allora avete l’acume politico necessario per leggere gli ultimi accadimenti di politica estera (ed interna) italiana. -
Immigrati/1 – Dove è finita la “questione della sicurezza”?
E’ finita là dove era cominciata: la televisione non ne parla, i proclami dei sindaci sceriffo hanno perso la prima pagina dei giornali e, dopo la rumenta, l’esercito sembra si occupi di mafia. E’ finita o quasi il giorno che non serviva più per fare cassa: le elezioni erano vinte; era venuto il momento di passare all’azione. E dell’azione, le leggi – complice una maggioranza bulgara – è meglio parlare poco, cucinarle con discrezione e servirle a tavola senza troppo frastuono. Come sta succedendo per il disegno di legge 733 in discussione al Senato con cui il governo Berlusconi intende regolare la politica italiana sull’immigrazione dei prossimi anni.
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Immigrati/2 – La burocrazia e la vita
La signora con cui parlo lavora in una azienda navalmeccanica, assunta a tempo pieno e indeterminato, ma nonostante la solidità della sua condizione lavorativa combatte anche lei con la straziante burocrazia dei permessi di soggiorno. Il suo scadeva a marzo 2008, e ad otto mesi di distanza non le hanno ancora dato il nuovo documento. Nel frattempo ha avuto un bambino, ma non può richiederne l’inserimento sul permesso in via di rinnovo. Dovrà invece attendere che il permesso le arrivi, incompleto, e riportarlo poi in Questura per una successiva modifica. Si possono immaginare i tempi. Nel frattempo impossibile andare a trovare la nonna in Marocco: la signora è anziana, vedova, non poter vedere il nipotino lontano è un tormento. -
Nascondo il viso per difendere mio padre
Sono nata in Eritrea da una famiglia benestante. Maggiore di sei figli, a 18 anni sono dovuta partire per il centro di addestramento di Sawa, obbligata al servizio militare, come tutti i giovani del mio paese. Pensavo sarebbe durato un anno, ma dopo cinque ero ancora lì, senza vedere la mia famiglia e assistendo a molte ingiustizie, soprattutto verso le donne come me. La mia opposizione ai maltrattamenti è stata punita più volte, quindi alla prima occasione favorevole sono scappata e sono arrivata a Khartum, in Sudan.
Lì ho cercato una lontana parente, in Italia da tanti anni, che purtroppo non ha potuto aiutarmi ad entrare regolarmente in Italia. Allora mi sono decisa ad attraversare il deserto del Sahara per cercare di arrivare in Libia.
Al momento della partenza non pensavo che sarei stata testimone e protagonista di episodi drammatici. -
Immigrazione – Il florido mercato della disuguaglianza
Nel 2006 lo stipendio medio denunciato all’Inps di una persona immigrata, uomo o donna che sia, è stato di 11055 euro (921 euro al mese senza tredicesima), quello di una persona italiana di 17594 euro.
Quello di un uomo immigrato di 13280 euro, quello di una donna immigrata di 8006.
La regione che registra i redditi più alti degli immigrati è il Friuli Venezia Giulia (12865 euro l’anno), quella che registra i redditi più bassi è la Campania con 7379.
La Liguria, con uno stipendio medio annuo degli immigrati di 9696 euro, ha dietro di sé solo Sardegna, Lazio, Sicilia, Calabria, Puglia, Molise.
La nazionalità che registra il livello più alto è il Senegal con 14337 euro (ma lo stipendio medio di una donna del Senegal è di 7889 euro), e quella col livello più basso è l’Ucraina con 6699 euro (5974 per le donne)
Questi dati Inps, riportati in un articolo/inchiesta su Metropoli di domenica 23 novembre, disegnano la mappa delle disuguaglianze su cui si regge una parte crescente della nostra economia.