Categoria: Salute

  • Assistenza – A chi fa gola il Brignole?

    Nella lettera pubblicata su questo numero, Bernardo Gabriele scrive che “per ottenere un risanamento dei conti bisogna volerlo” e che gli avvenimenti che hanno accompagnato la vicenda “Brignole” mostrano chiaramente che questa volontà non c’è. Della questione dei numerosi centri di profitto privati che sottraggono risorse all’intervento pubblico – aggiunge – non si può parlare: “chi tocca i fili muore”.
    L’interrogativo è se la china discendente del Brignole sia frutto di una incapacità (e, in questo caso, di chi) o di una intenzione e, in questo caso, a favore di chi.
    Se si vanno a riprendere alcuni numeri del Secolo XIX del 2006 si capisce che, in effetti, esiste una strada tracciata da tempo. Una strada diligentemente percorsa fino ad un oggi in cui il Brignole ha perso 200 posti letto, 120 assorbiti dalla ASL3, ma altri 80 già andati ai privati. Non solo: tutto il personale sanitario (circa 120 infermieri) e una trentina di amministrativi è passato alla Asl3 con immaginabili contraccolpi sulla qualità del servizio offerto dall’Istituto.
    Il punto di arrivo di questa strada può essere intravisto pensando alla entità del debito (26 milioni), e al suo problematico risanamento (OLI 219).

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  • Assistenza anziani e conti della Sanità: due questioni collegate

    L’intervista a Sotgiu (CGIL) sull’assistenza agli anziani pubblicata nella Newsletter OLI 219 segue le polemiche in Regione sullo stato dei conti della Sanità. Le due questioni sono strettamente collegate. L’autore dell’intervista considera che la situazione dell’assistenza agli anziani (redditizia per i privati convenzionati e allo stesso tempo disastrosa per la parte ancora pubblica) “ha il sapore di un sabotaggio”. In altre parole, si penalizzerebbe la struttura pubblica per promuovere quelle private.

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  • Intervista – Assistenza agli anziani: chi ci guadagna e chi ci perde

    Nel 2003 nasce la “Asp Brignole”, Agenzia di Servizi alla Persona creata per assorbire le vecchie IPAB (Istituzioni di pubblica assistenza e beneficenza) gravate da inefficienze gestionali, carenze strutturali e da una pesante situazione debitoria.
    Ma anche la Asp precipita rapidamente nel gorgo del debito e nel novembre del 2008 un accordo firmato anche dal sindacato ne decreta la fine: alcune strutture passano alla Asl3, altre restano in capo alla Asp – sempre pubblica – che però le gestirà attraverso una società privata: la Brignole Servizi Srl. Assunzione dei precari. Ripianamento del debito attraverso la vendita del patrimonio immobiliare.
    Le più recenti notizie di stampa paiono tuttavia ottimistiche: un articolo sulla Gazzetta del Lunedì del 5 gennaio 2009 parla di “una probabile soluzione del caso Brignole” e di “un percorso individuato ed elaborato e quindi condiviso da tutti che dovrebbe andare in porto a breve termine”.
    Ma il quadro è davvero così rassicurante? A parlarne con Antonello Sotgiu, segretario regionale della CGIL Liguria, non sembra proprio.

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  • Anziani – Voci del limbo

    Sarà bene attrezzarsi. Nella regione con il più alto indice di anziani in Italia (Secolo XIX, 3 marzo) l’esistenza dei vecchi incombe spesso come evento meteorologico in un ambito familiare. Accade che nell’equilibrio perfetto di un quotidiano ritmato da piccoli acciacchi, visite, telefonate, l’anziano – lentamente – diventi più anziano. I mesi invernali lo piegano e cose normali – in passate stagioni – non lo sono più. Superare l’inverno a casa può diventare un miracolo che si rinnova di anno in anno.

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  • Ilva Nord – La salute va in prescrizione

    Il 19 gennaio la Corte di Appello del Tribunale di Genova, presieduta dal dott. Odero, ha emesso la sentenza di secondo grado nei confronti di Emilio Riva e dei figli Claudio e Fabio Arturo, che in primo grado erano stati condannati per inquinamento ambientale a 1 anno e quattro mesi.
    Il procedimento penale ha avuto origine da un esposto contro il Gruppo Riva presentato nel 2001 dall’Associazione Per Cornigliano con più di mille firme di cittadini. In seguito l’Associazione è stata ammessa come parte civile nel processo di primo e di secondo grado, in quanto “rappresentativa della tutela degli interessi degli abitanti”, in considerazione del suo ruolo storico, da molti anni in prima linea per il risanamento del quartiere.

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  • Amianto – Come rischiare la vita e perdere la dignità

    In città li hanno visti un po’ tutti. Per più di una settimana un corteo di due o trecento persone ha fatto tappa – sostando, occupando, inviando delegazioni – nei luoghi canonici della protesta di un tempo: il comune, la regione, la provincia, la prefettura.
    Sono “quelli dell’amianto”. Dopo centinaia, migliaia di morti per asbestosi, tumore al polmone, tumore alla laringe, mesotelioma pleurico ed al peritoneo, dopo una infinità di lotte, di inchieste, di azioni legali condotte da comitati di familiari delle vittime, ammalati e medici che hanno permesso di tracciare una mappa dei luoghi italiani dell’orrore (Genova, Casale, Monfalcone e tanti altri), nel corso degli anni Settanta è cominciata, con la diagnosi e la pubblica conoscenza del mesotelioma da amianto, la lotta per la messa al bando dell’amianto dai luoghi di lavoro e ovunque veniva utilizzato. Una lotta difficile perché chiedeva alla società, oltre farsi carico delle tragiche conseguenze di una infinità di lavorazioni, di impegnarsi in una costosa azione di bonifica delle strutture dove questo era stato utilizzato fino ad allora.

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  • Se a “prendere l’amianto” è l’Ansaldo

    Sono un po’ più vecchio di quegli operai dei cortei dell’amianto nei giorni scorsi. Anche a me l’hanno dato. Mi mancavano pochi mesi ai 35 anni e mi hanno detto “guarda che lo riconoscono anche a quelli delle macchine utensili”; io ero tra quelli e quando mi hanno dato il via mi son dimesso. Alla fine ci ho guadagnato 4 mesi; tutto regolare. Di quelli dei cortei ne conosco parecchi: ci sono andato per salutare, chiedere della famiglia, della salute, le solite cose di cui si parla quando da un po’ non ci si vede. Quasi tutti pensano che alla fine un soluzione si troverà ma li avvilisce di fare una figura di merda, passare per ladri.

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  • Diossina – Chissà chi lo sa

    Venerdì 12, incontro al margine dello sciopero.
    Lui a me: “Sei in pensione?” (In realtà lo sa benissimo ma da un po’ non ci si vede)
    Io: “Da quattr’anni.”
    Lui: “Ricevo il vostro giornalino”.
    Io taccio anche perché non mi va che chiami la NL giornalino.
    Lui (che per la cronaca fa il sindacalista) insiste “Ma a cosa serve leggere il giornale?”
    Io prendo tempo e lui “Fammi un solo esempio di una cosa che hai letto negli ultimi 10 giorni su Berlusca, i giudici, l’economia o quel che ti pare che già non sapevi”.
    La prendo larga e sul filo del patetico. “Sai, vivo solo; il giornale è… un un modo per dialogare col prossimo: conferme, domande…”.
    A questo punto lui mi ha guardato con una espressione stupita, quasi imbarazzata; comunque non favorevole.

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  • Infortuni – Parlare coi lavoratori per non arrivare tardi

    140.000: questo, secondo i dati Inail, è il numero complessivo dei morti per lavoro in Italia dal dopoguerra ad oggi.
    Giorno per giorno, all’anno, in 60 anni: tutti i diversi modi di presentare le cifre di questi morti restituiscono una realtà inaccettabile.
    Nel convegno Cgil “Per un lavoro più sicuro” (5 giugno 2006) Claudio Calabresi dell’Inail dice che le morti sul lavoro sono “sempre più alla attenzione del paese”, ed anche dei mezzi di informazione, “non perché aumentano gli eventi, ma perché si sta abbassando la “soglia del dolore”, cresce la coscienza collettiva sulla loro inaccettabilità”

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  • Area di servizio – Il Servizio sanitario e il carcere

    E’ uscito un nuovo numero del giornale edito all’interno del Carcere di Genova Marassi “Area di Servizio-Carcere e territorio”. Il tema affrontato parte dalla sanità: a seguito del passaggio della medicina penitenziaria al Servizio Sanitario Nazionale, e quindi alle singole Regioni, i detenuti della redazione cercano di fare il punto su carenze e punti di forza dei servizi sanitari offerti, cercando di capire se sia veramente possibile una “uguaglianza di trattamento”, richiamata dalla stessa Costituzione, per il cittadino libero e il recluso, e confrontandosi con la Regione Liguria su come verrà affrontato questo passaggio. I detenuti della redazione inoltre, stanchi di apparire sui giornali in occasione della solita rivolta o del ciclico allarme “sovraffollamento” stanno poi cercando di instaurare un dialogo con i propri lettori e con i cittadini genovesi interessati, attraverso un reciproco scambio di domande e risposte: può essere una buona occasione per capire un po’ meglio come funzioni la vita dentro le mura di un carcere, e porre liberamente le proprie domande. Chi fosse interessato a riceverne una copia può richiederla alla mail: areadiservizio_2008@libero.it
    (Maria Cecilia Averrame)